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Indiani d'America: le Tribù

A differenza di ciò che accadde nell’America del Sud, dove le civiltà Pre- Colombiane erano estremamente progredite e in grado di costruire città, i Nativi che si stabilirono negli Stati del Nord conducevano una vita nomade e dedita particolarmente alla caccia.

La loro organizzazione base era la Tribù, in genere costituita da un numero di individui che non superava i 500 e che appartenevano allo stesso ceppo etnico e familiare. In pratica, soprattutto ai primordi, la tribù per gli Indiani d’America rappresentava l’estensione naturale della famiglia preistorica a cui vennero aggiunti “naturalmente” individui esterni affiliati o legati tramite matrimonio. Nelle tribù predominanti, cioè quelle la cui forza guerriera e la maggiore floridità economica (intesa come patrimonio di beni alimentari) le ponevano in una posizione di predominio erano presenti anche “schiavi” provenienti da altre tribù. Nella maggior parte dei casi, tuttavia, il termine schiavo non aveva similitudini con quello delle civiltà occidentali. Lo schiavo era una “preda di guerra” che in genere accettava con rassegnazione il proprio destino e si integrava facilmente nella nuova tribù. Se l’individuo era di giovane età veniva spesso “adottato” da una famiglia, che se ne assumeva integralmente le responsabilità. Alla lunga lo schiavo diveniva parte integrante della società e godeva degli stessi diritti degli altri componenti: in realtà più che di schiavismo si può parlare di ”trasferimento” più o meno indolore in altra tribù.

Data la vastità del continente Americano esistevano numerose tribù, dislocate tra il Sud Ovest (il famoso Far West) e le Grandi Pianure: le differenze ambientali si riflettevano naturalmente anche sulle abitudini di vita. Per questo gli Indiani dell’Ovest erano anche orticoltori e raccoglitori di radici, oltre che cacciatori e le loro abitudini di vita erano abbastanza sedentarie. I ceppi più noti erano Apache, Navajo e i Mojave. Il clima era arido e le grandi montagne attiravano tempeste ventose per cui gli eventuali raccolti erano molto esposti. Queste tribù facevano quindi spesso “incursioni” negli accampamenti vicini per saccheggiare e fare prigionieri.

Nelle Grandi Pianure, invece, che si estendevano dal Canada al Messico e dal Midwest fino alle Montagne Rocciose la vita era in un certo senso più facile. Il Nomadismo era pratica diffusa, poichè questi Nativi non coltivavano ma vivevano inseguendo i bisonti, che fornivano loro tutto ciò di cui avevano bisogno. Per questo essi smantellavano i loro villaggi in seguito ad ogni grande migrazione dei branchi: in media tre volte l’anno.

Le tribù più note erano quelle degli Arapaho, Piedi Neri, Cheyenne, Comanche, Crow, Sioux e Wichita. La più grande e potente di tutte le tribù era quella dei Sioux, a volte chiamati anche Dakota.

All’arrivo dei bianchi, intorno al 1600, si riconoscevano circa 6000 tribù tra grandi e piccole, e si parlavano 2000 idiomi. Ogni tribù infatti prediligeva e coltivava un dialetto diverso, e quindi accadeva che eventuali schiavi dovevano poi imparare ex novo una lingua. Per superare questa difficoltà e permettere alle varie comunità di riconoscersi ed eventualmente comunicare per ovviare a grandi calamità, come fu appunto quella della lotta contro i Bianchi, gli Indiani d’America avevano però sviluppato una grande capacità: il linguaggio dei segni.

Una necessità che veniva utilizzata anche durante la caccia e che permetteva di stabilire una “tecnica d’assalto” al branco senza fare rumore. Questa pratica era particolarmente diffusa nelle praterie e inserita in un vero e proprio “codice” che utilizzava anche oggetti, animali e i famosi “segnali di fumo” che abbattevano le barriere dei grandi spazi. Quando i Bianchi ne compresero la validità nelle tecniche di resistenza delle guerre Indiane, che se ne servivano per ”segnalare” la presenza del nemico, ne operarono una campagna di distruzione ad ampio spettro. Per questo, quando sul finire dell’800 gli Indiani furono sbattuti nelle riserve, quasi nessuno di loro era più capace di ricordarla e applicarla. Una tecnica tuttavia ampiamente “copiata” dalla civiltà occidentale, che poi la inserì con le dovute modifiche nel linguaggio Morse.

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